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Web e minori: un binomio da regolamentare

Dati alla mano si scopre che un utente del web su tre è minorenne e che l’età del primo approccio a internet è di circa 9 anni. Queste informazioni sembrano preoccupare gli esperti i quali asseriscono che i minori di questa età sono caratterizzati da incoscienza, da intendersi come mancata coscienza critica.

Immaginiamo di dare libero accesso a internet a un bambino di 9 anni. Immaginiamo di fornirgli uno strumento potente come un motore di ricerca. Per mancanza di competenze tecniche o per una limitata capacità di giudizio questo bambino potrebbe non essere in grado di valutare la veridicità di una fonte e prendere per vera una fake news. Questo scenario allarmante non è che un piccolo esempio di quello che può succedere quando un minore entra in contatto con il mondo di internet. I casi di cronaca sono all’ordine del giorno: minori vittime di cyberbullismo, bambini adescati da pedofili del web, ragazzi soggiogati da challenge online.

Sebbene quella esposta sia la realtà, non va omessa l’altra faccia della medaglia. Se utilizzata correttamente la tecnologia può diventare un faro di speranza. Con l’avvento di internet concetti come condivisione, aggregazione e apprendimento hanno assunto un nuovo significato. Per i bambini di oggi la distanza non rappresenta più un ostacolo, imparare è spesso divertente e interattivo e l’accesso alle informazioni è immediato. Scomodando un pensatore come Socrate secondo cui “solo la conoscenza eleva e rende liberi” noi oggi abbiamo tutti i mezzi per poter essere più liberi che mai.

A questo punto, preso atto della grandezza dello spazio virtuale e dell’altrettanto vasta pericolosità di internet come possiamo trovare un compromesso? Cosa possiamo fare per aiutare gli uomini e le donne di domani a sfruttare il potenziale del web senza rimanerne vittima?

La risposta è più semplice a dirsi che a farsi: è necessario educarli all’uso della rete.

In questo delicato compito sono genitori ed educatori a giocare un ruolo fondamentale. I genitori dovranno guidarli alla scoperta dei pericoli e delle potenzialità della rete, fungeranno da intermediari tra loro e i dispositivi tecnologici e li incoraggeranno a utilizzare saggiamente la tecnologia. Dovranno soffermarsi sull’importanza di concetti come riservatezza e prudenza, senza mai dimenticare che i propri figli potrebbero essere sia vittime che carnefici.
Gli educatori dal canto loro dovranno assumersi il ruolo di guida accompagnando questi ragazzi alla scoperta delle proprie vulnerabilità e insegnando un senso civico digitale che oggi sembra completamente assente.

Nonostante gli sforzi di molti educatori preparati e genitori attendi, fenomeni come il grooming e il sexting dilagano nella società di oggi. E quando la prevenzione non è più sufficiente è compito del legislatore individuare le soluzioni migliori per perseguire e punire questi crimini digitali. Un passo in questa direzione è stato compiuto martedì 2 febbraio a Bergamo, dove il Questore Maurizio Auriemma e il Professor Paolo Giulini – presidente del Centro Italiano per la promozione della Mediazione – hanno siglato per la prima volta nella Provincia di Bergamo il Protocollo Zeus, un nuovo protocollo d’intesa in materia di cyberbullismo, atti persecutori e violenza domestica.

La peculiarità di questo progetto sta nell’importanza data al concetto di intervento precoce ossia alla possibilità di intervenire prima che le condotte siano penalmente rilevanti e che la situazione degeneri in un’escalation di violenza. Attenzione rivolta anche a coloro che perpetrano il crimine, che grazie a questo protocollo avranno la possibilità di intraprendere un percorso rieducativo che porti alla presa di coscienza del disvalore sociale delle proprie azioni.

Con questo strumento viene finalmente data voce anche alla problematica del cyberbullismo minorile: un illecito da non sottovalutare soltanto perché messo in atto da minori. All’interno del Protocollo Zeus si invitano gli istituti scolastici a inviare segnalazioni legati a episodi di bullismo alle Forze dell’Ordine così da consentire un intervento preventivo ed efficace. 

Il ricorso alla sanzione è già di per sé una sconfitta, ma purtroppo, ad oggi, questo è l’unico mezzo che abbiamo a disposizione per arginare questi fenomeni che impazzano online. Quello che ci possiamo auspicare è che il presente sia un monito per i genitori di oggi e di domani, affinché si rendano conto di quanto un’educazione all’uso di internet sia fondamentale per la società futura. Di pari passo ci auguriamo che i giovani siano pronti a recepire il messaggio e crescano consapevoli che ciò che accade nel web è reale.

scritto da Enzo Fabio Lauricella “ceo di Fortimpresa”

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